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I saggi raccolti in questo volume trattano della «scrittura delle pietre» ad un'epoca precisa, la fine del XVIII e gli inizi del XIX secolo in Italia. Continuano il discorso umanista delle rovine iniziato nel volume 7 di questa stessa collana il cui termine cronologico era stato il Rinascimento. Muovendosi tutti nell'ambito di una riflessione generale sullo sviluppo della cosiddetta poetica delle rovine e degli scavi nella letteratura italiana dell'epoca, e senza dimenticare i grandi classici, gli autori hanno cercato di valorizzare un tipo di scrittura al margine di questa «letteratura ufficiale». Sono stati così riportati in luce testi e scrittori rimasti nell'ombra o riservati agli addetti ai lavori (storici dell'arte, archeologi...) a causa forse del perdurare di certe definizioni, spesso restrittive (come «letteratura antiquaria»). Questo lavoro di elucidazione puntuale non ha trascurato i rapporti testo/immagine offrendo esempi di differenti approcci metodologici e partendo dal fatto materiale della diffusione in Italia, tra XVIII e XIX secolo, di una larga produzione di pitture, incisioni e stampe che avevano come scopo l'illustrazione delle tracce dei monumenti antichi: il ritorno all'antico e la sua memoria trovavano radici nel presente e alimentavano una nuova cultura del rapporto tra le pietre e le parole.
La curatrice: Silvia Fabrizio-Costa è Professore Ordinario di Lingua Letteratura e Cultura Italiana all'Università di Caen, Bassa Normandia dal 1994, dopo un duplice cursus italiano (Università di Firenze) e francese. Le sue pubblicazioni (più di una ottantina tra libri, edizioni e studi) riguardano la letteratura e la cultura in Italia dal XIV al XVIII secolo essenzialmente.