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Nella prima età moderna l-educazione della donna non è una questione privata. È un-esigenza collettiva che concorre ad assicurare la stabilità dell-ordine civile, di cui il sacramento del matrimonio rappresenta una delle istituzioni fondamentali. Il ruolo sociale della donna è pertanto fatto oggetto di una severa trattatistica comportamentale e sottoposto a rigorose prescrizioni normative. L-analisi della documentazione rivela una precisa volontà di controllo della femminilità, senza escludere metodi coercitivi e persino brutali, come la segregazione conventuale. Questo libro indaga la funzione letteraria e sociale della donna lungo un arco cronologico che va dal primo Quattrocento al XVII secolo, in una originale prospettiva di ricerca finalizzata a mettere in evidenza i pregiudizi e le violenze di cui figlie e mogli sono state vittime. Grazie a un duplice taglio di analisi, culturale e politico, l-autore ricostruisce lo stretto intreccio tra la manualistica pedagogica e il disciplinamento messo in atto dal potere ecclesiastico, svelando, da un lato, le forme della ricorrente misoginia e, dall-altro, lo stereotipo della donna di famiglia, esempio di casta sposa e devota madre.
L-autore: Francesco Sberlati insegna Letteratura italiana all-Università di Bologna ed è visiting professor presso varie università americane. Si occupa di storia della cultura e delle idee nell-Europa moderna. È autore di studi sulla letteratura del Medioevo, del Rinascimento, del Barocco, del Romanticismo. Ha curato edizioni delle opere di Anton Francesco Doni e Pietro Aretino.